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Il grave controllo della Telepatia Artificiale (1 parte)

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Nel volume precedente ti ho spiegato che cos’è la Telepatia Artificiale e come essa funzioni, ponendo l’esempio di youtube. La Telepatia Artificiale può unire il pensiero di due persone, ma può condurre la comunicazione anche da tecnologie a menti di persone. In altre parole, un computer può comunicare telepaticamente con una persona, e viceversa, attraverso tutte le nanotech inserite nel cervello umano che hanno lo scopo di rendere le nostre menti sempre più controllabili dal Governo, privandoci completamente della privacy (non potendo neppure pensare senza essere ascoltati e guardati dall’interno) e ricostruendo le nostre reti neurali attraverso le stesse nanotech. Loro possono guardare dai nostri occhi e ascoltare dalle nostre orecchie, se vogliono. Quando ero piccola mi capitava spesso che mi tornassero alla mente dei ricordi in cui alcuni uomini mi posizionavano davanti una macchina, che proiettava i miei pensieri e i miei sogni attraverso filmati-video su uno schermo. Per tanti anni ho pensato che fossero semplicemente ricordi di sogni, speravo che non fossero ricordi di eventi realmente accaduti. Col senno di poi mi resi conto dopo che quelli non erano sogni, poiché è esattamente ciò che stanno facendo oggi: proiettare i nostri pensieri e i nostri sogni su uno schermo, ricreandoli attraverso le immagini IA. D’altra parte si tratta di tecnologie utilizzate da molto più di un secolo, ma che oggi agli occhi della gente pare ancora strano. Quindi nei decenni quelle tecnologie sono state decisamente aggiornate. 

Eppure tutti, oramai, si stanno accorgendo delle “casualità” che stanno accadendo nelle proprie giornate, sempre più ripetute, tanto da diventare molto fastidiose. Mi riferisco a quelle casualità in cui dici qualcosa a voce, magari mentre stai parlando in confidenza con il tuo compagno di vita, e poco dopo sul tuo cellulare compare la pubblicità di quel prodotto che hai nominato, di quella città in cui vorresti viaggiare, o video di quell’argomento che hai appena citato. Succede una volta, succede due volte, succede ogni singolo giorno, per forza di cose inizia a darti fastidio. Siamo passati ad un livello di anti-privacy così folle, e così rapidamente invasivo, che non abbiamo avuto neppure il tempo di lamentarci di essere spiati riguardo a ciò che scrivevamo sul cellulare, che ora veniamo spiati riguardo a ciò che pensiamo nella nostra mente, che ormai parlare di come ci spiano sul cellulare sembra quasi il minore dei problemi e come se non fosse più tanto grave. Invece rimane eccome grave, solo che i livelli successivi a cui si sono spinti rapidamente sono talmente folli che rendono difficile alla maggior parte della gente capire come reagire, o cosa fare per farli smettere. Ricapitoliamo un attimo i livelli che sono stati toccati, anche se molto rapidamente, dall’anti-privacy attraverso le tecnologie sino ad arrivare ai progetti che stanno portando avanti oggi, dal Governo contro di noi. 

Prima sono passati dallo spiare le nostre cronologie di ricerche su internet. Per esempio, se sul tuo browser cercavi “bicicletta in offerta”, guardavi le varie opzioni e poi ad un certo punto chiudevi tutte le pagine, essendo tu solamente curioso della bicicletta (ma che magari non volevi neppure acquistare, era soltanto per curiosare i prezzi) ecco che i giorni seguenti, qualsiasi sito avessi visitato, avresti trovato come banner pubblicitario quello sulla bicicletta che avevi guardato in precedenza. E ovviamente succede tutt’oggi. All’inizio si trattava di tecnologie poco conosciute, quindi non pensavi che quella pubblicità ti stesse perseguitando, ma pensavi invece che quei siti avessero impostato dei banner pubblicitari sulle biciclette! E che tutto fosse solamente un caso. Invece, quei siti impostano dei “banner a specchio”, ossia dei banner che però neppure i siti in questione sanno di che banner si tratti (in quanto le pubblicità non le scelgono loro, ma le aziende proprietarie dei banner).

Questi banner a specchio riflettono ciò che il singolo utente, entrando su quel sito, ha già cercato in precedenza su altri siti e dunque gli ri-mostra le sue ricerche nel tentativo di convincerlo ad acquistarle. Della serie “ti sei dimenticato di volere la bicicletta? Te lo ricordiamo noi, ripetendotelo più e più volte, così sarai convinto ad acquistarla!” e quindi a spendere soldi e tutto il resto. Si tratta di un metodo di vendita molto invasivo, è come un Promoter che ti vuole vendere una macchinetta del caffè e, anche se non la vuoi, lui ti rincorre in ogni negozio del centro commerciale che visiti (pur non essendo i suoi negozi) per tentare di convincerti a comprare quella maledetta macchinetta del caffè. È talmente invasivo che anche quando esci dal centro commerciale, e ti fermi ad un bar là vicino, ecco che il Promoter entra nel bar e tenta ancora di convincerti ad acquistare quella macchinetta. Questo è ciò che fanno i banner pubblicitari: si tratta di pubblicità molto invasiva, perché quando esci dal sito di acquisti, e ti dirigi verso un sito di ricette, oppure un sito di animali, e quindi tutt’altro sito, troverai ancora quel banner pubblicitario che tenterà di venderti la bicicletta che stavi guardando tanti giorni fa. È una pubblicità eccessivamente invadente. Poi l’anti-privacy si è alzata di livello. Prima spiava “solo” le tue ricerche, le tue cronologie, tuttavia potevi pensare che fosse “poco invadente” dal momento in cui ti riproponeva mille volte il prodotto che tu per primo avevi cercato la prima volta. Si tende quindi a giustificare l’anti-privacy dei banner pubblicitari invasivi sostenendo che comunque la prima ricerca l’abbiamo fatta noi, dal nostro pc o dal nostro cellulare, quindi “non è poi così grave”. Il problema non è che il sito di biciclette ci ripropone la bicicletta che abbiamo già guardato; il problema è che se chiudi la finestra di quel sito di biciclette, e ti dirigi verso tutt’altro sito, come ad esempio quello sugli animali, o quello sui viaggi in aereo, ti riproporrà di nuovo la bicicletta. 

Ciò che sta succedendo concretamente è che il tuo computer non è il tuo, perché ciò che scrivi sul tuo computer o suo tuo cellulare non lo stai leggendo solamente tu, ma lo stanno leggendo anche “altri”. E chi sono questi altri??? E perché hanno il diritto di leggere ciò che noi scriviamo sul nostro cellulare privato se, in teoria, esso è solo nostro, giacché lo paghiamo con i nostri soldi e costa pure tanto? Quindi noi compriamo un cellulare, compriamo una sim intestata a nostro nome, paghiamo ogni mese le ricariche telefoniche o gli abbonamenti per usare le telefonate oppure la connessione wi-fi, e nonostante tutte queste spese il nostro cellulare non è davvero nostro ma può essere spiato e controllato da chiunque voglia, a nostre spese? Quindi noi paghiamo uno strumento che serve a qualcun altro per avere il totale controllo degli affari nostri. Spiare le nostre cronologie significa di base spiare i nostri pensieri, perché ogni volta che svolgi una ricerca sul web, per esempio su una bicicletta, significa che stai pensando che potresti comprarne una; poi che la voglia comprare subito o per il futuro, che la voglia comprare per te o per la tua nipotina, non importa, comunque di base significa che probabilmente ne vorresti comprare una. Quindi stai esponendo il tuo pensiero direttamente sul web. Se su internet svolgi delle ricerche su delle case in affitto, significa che stai pensando di cambiare casa, ora o in futuro, ma ci stai pensando, e quindi stai esponendo il tuo pensiero direttamente sul web. Se su internet svolgi delle ricerche su come dimagrire, significa che pensi di essere ingrassato/a e che avresti bisogno di perdere peso; non importa poi se davvero ti metterai a dieta o se sono quelle attività che dici di voler fare ma poi butterai nel dimenticatoio… perché intanto significa che pensi di essere ingrassato e che avresti bisogno di una dieta, esponendo i tuoi pensieri sul web, dove possono essere letti da qualcun altro a tua insaputa. Quel qualcun altro sapendo che pensi di essere fuori forma (e magari neppure è vero, però tu lo pensi ed è ciò che conta) potrebbe approfittare di quei pensieri negativi su te stesso e potenziarli artificialmente, come potrebbe aumentare artificialmente il tuo disturbo fisico e farti ingrassare ulteriormente per farti entrare in un limbo difficile da uscire. 

Nel mentre ti proporrà soluzioni “magiche” come pasticche dimagranti (che sono piene di sostanze che vanno a bloccare le sensorie e la psichicità, oltre che piene di nanotech sintetiche) attraverso banner pubblicitari che ti compariranno sino allo sfinimento, ma che ingenuamente penserai che sia “una bella casualità” che siano comparse proprio quando stavi cercando una soluzione per dimagrire. 

Ma cosa ti spinge a pensare che la soluzione giusta siano quelle pasticche dimagranti? Gli stessi che leggendo i tuoi pensieri (giusti o sbagliati che siano) riguardo alla convinzione che tu sia ingrassato ti potenzieranno quell’ossessione artificialmente affinché tu creda di essere molto, molto più sovrappeso di quanto sia realmente, e ti sentirai costretto ad una soluzione rapida e forzata come appunto le pasticche dimagranti. Tutti sanno che non funzionano e che ottengono risultati ben peggiori, però penserai, chissà come mai, che con te funzioneranno e che anche se costano tantissimo vale la pena provarle. Questi pensieri non saranno tuoi ma ti sono stati imposti da chi vuole che acquisti e che ti nutri di “alimenti” sintetici, che contengono nanotecnologie all’interno e ti rendono ancora più adatto alla comunicazione artificiale fra umano-computer. Ed ecco che il cerchio si completa perché tutto questo permetterebbe al Governo di entrare molto di più nella tua mente e spiare i tuoi pensieri e quindi conoscere meglio ciò che vuoi fare o comprare, ancor prima che tu lo scriva sul web. 

Arrivati a questo punto, spiare la nostra cronologia privata non bastava più, c’era bisogno di alzare l’asticella. È bene chiarire che Oggi molti dei ruoli di spionaggio virtuale vengono effettuati dall’IA, ma è bene chiarire che l’IA non può fare tutto da sola ma viene costantemente controllata da operatori che lavorano per le agenzie proprio per controllare che i dati della gente vengano raccolti correttamente. Tuttavia, sino a pochi anni fa era un lavoro ricoperto quasi totalmente dagli operatori (gli stessi, per intenderci, di call center che ti chiamano mille volte per raccogliere dati su di te, ponendoti mille domande mentre tentano di venderti qualcosa; intanto raccolgono info su di te senza che te ne accorgi!), il che è anche più grave, quindi non sottovalutiamolo. Troppi si dimenticano che gli operatori di call center come gli operatori che vendono o promuovono altre attività, come i milioni di operatori che lavorano dentro a fb, o dentro youtube, o dentro google, sono persone fisiche che hanno il dovere – da contratto firmato! – di tenere la massima riservatezza riguardo il proprio lavoro, non potendo raccontare in giro di lavorare all’interno di fb o all’interno di youtube (non mi sto riferendo agli youtuber, che è un’altra cosa! Bensì a chi lavora dentro il pannello amministrativo e gestisce le funzioni nascoste di youtube!), proprio per evitare che trapelino notizie. Tuttavia, comprenderai bene che tutti coloro che lavorano su fb, o su youtube, noti per le loro violazioni alla privacy e per leggere le chat private e per vendere i dati privati a terzi (tra cui, ovviamente, il Governo per cui lavorano) sono anche molto facilitati a spiare il tuo profilo personale nel caso volessero. Se il tuo vicino di casa o il tuo ex fidanzato o chiunque si voglia oggi lavora all’interno su fb, egli può – solamente conoscendo il tuo nome e cognome, oppure il tuo nick sui social, oppure soltanto il tuo ip – risalire al tuo profilo e non solo accedere a tutte le tue informazioni private (che tu credi di aver messo “private” o “visibili solo agli amici” da te scelti) ma anche accedere alle tue chat private, e via discorrendo. Il tutto serve al Governo per poterti spiare costantemente, ma nel frattempo anche un semplice individuo ossessionato da te, o curioso, o che ti invidia, come l’ex del tuo fidanzato attuale o quella persona che hai visto una sola volta nella vita ma che si ricorda il tuo nome, o che sa come rintracciarti (per esempio guardando gli amici degli amici del suo amico, trovando così il tuo profilo riconoscendoti dalle foto che posti!) può accedere al tuo profilo e spiarti. 

Per farti comprendere quanto la nostra “privacy” non esista più, ti racconterò un aneddoto della mia vita che ti permetterà di chiarirti le idee riguardo al fatto che chiunque può realmente fare ciò che vuole con i tuoi dati. 

Un bel po' di anni fa, quando stavo ancora in una vecchia casa, per un certo periodo mi ritrovai ad avere problemi di connessione con il vecchio gestore internet con cui avevo il contratto. Tieni conto che io stavo nel nord Italia anche se apparentemente potrebbe sembrare che non c’entri nulla. Continuavo ad avere problemi alla connessione internet, così iniziai a chiamare gli operatori dell’assistenza per farmi risolvere il problema, ma loro continuavano a dire che non c’era nessun errore, che andava tutto bene, che non vi era alcun problema di connessione. Gli ripetevo di avere problemi di connessione, non me lo stavo di certo immaginando! Ma loro continuavano, tutti quelli con cui parlavo, diverse persone ogni volta, a sostenere che nei loro computer risultava che non ci fosse nessun problema di connessione e quindi che mi stavo sbagliando. Ma come fa una persona a sbagliarsi o ad immaginarsi di avere problemi di connessione? La loro soluzione era connettermi a internet e visitare il loro sito web, ma dovevo spiegare loro – decerebrati – che non potevo connettermi al loro sito giacché non mi connetteva internet! Chiedevo loro quantomeno di controllare il mio modem, magari mandandolo in assistenza avrebbero scoperto che era rotto, oppure che c’era qualcosa che non andava nelle antenne vicino a casa mia (periodo in cui ancora non sapevo che i problemi delle antenne dopo che ci praticavo.. erano eventi buoni; parliamo ancora di tanti anni fa) e loro alla fine mi rispondevano tutti che secondo il loro computer la connessione e il modem andava benissimo (mai controllato dal vivo! Lo controllavano da remoto e secondo loro funzionava bene..) e che io, in poche parole, me lo stessi immaginando. 

Alla fine, dopo tante, tantissime telefonate, mi arresi, e mi tenni un modem non funzionante; così lo spensi e via, utilizzai il telefono come modem, seppure l’abbonamento annuale era già pagato e loro non volevano saperne di assistermi, restituirmi il denaro speso, o aggiustarmi il modem. Avevo quel modem a casa, che non funzionava o quantomeno non mi permetteva di connettermi a internet, quindi era completamente inutile. Un giorno, parecchi mesi dopo, non ricordo neanche quanto tempo passò, parlando con una studentessa praticamente appena conosciuta, mi rivelò di lavorare proprio per quell’azienda con cui avevo il contratto della connessione a internet. Così, chiacchierando, le raccontai l’aneddoto, tanto per parlare, naturalmente pensando che lei non avrebbe di certo potuto fare nulla per cambiare la situazione, gliene parlai soltanto per fare due chiacchiere. Al che lei mi chiese se volessi una mano per ristabilire la mia connessione internet. Per assurdo, pensando che oramai ci avevo già provato mille volte con mille operatori diversi, quasi stavo per rifiutare, dicendole che tanto non serviva a niente dato che nessuno era riuscito a risolvermi il problema, quindi non c’era bisogno che ci provasse. Inoltre non sapevo quali dati avrei dovuto fornire a quella persona che comunque avevo appena conosciuto, per tentare di ristabilirmi internet, e che magari poteva essere solo una scusa – quella di aiutarmi – per farsi gli affari miei. Per quanto sia brutto da dire, tantissime persone ogni giorno cercano di approfittare di me con le scuse più assurde, anche fingendo di volermi aiutare o voler farmi del bene, quindi devo sempre prestare attenzione e non essere ingenua. Tuttavia mi rincuorò sapere che non dovevo fornirle praticamente nessun dato, perché lei sosteneva di poter rintracciare la mia connessione internet (quindi la mia abitazione, il mio indirizzo, e la precisa connessione che utilizzavo io) attraverso solamente il mio nome che già aveva. Naturalmente sapevo che l’anti-privacy esisteva già allora, ma fu interessante avere questa ennesima prova.

Prima che lei facesse qualcosa io riprovai ad accedere alla connessione internet ma ovviamente ancora una volta non andava, seppure avessi pagato l’abbonamento per tutto l’anno (che gli operatori non volevano risarcirmi!), quindi ovviamente non era un problema di pagamento in rosso, ma era la linea che non andava. Questa studentessa tornò nella sua città nel sud Italia e il giorno dopo andò al lavoro, appunto nell’azienda di telefonia e internet per cui lavorava da operatrice. Mi chiamò al telefono chiedendomi di accendere il modem in quanto le risultava dal suo computer che ce lo avevo staccato; ovviamente era vero, neppure il tempo di andare a lavoro che già si era connessa al mio indirizzo e poteva vedere dal suo computer la situazione della mia connessione ad internet, senza che neanche io le dessi il mio indirizzo di casa o altre info. 

Quindi sotto sue direttive attaccai alla corrente il modem, e lei mi disse che ora le segnava che il modem era acceso. Mi disse di attendere qualche minuto e che la mia connessione a internet avrebbe ripreso a funzionare. Ci voleva solo qualche minuto? Mesi e mesi a chiamare mille operatori per “aggiustarmi” la connessione, e lei ci avrebbe messo solo qualche minuto? Era assurdo e quasi non ci credevo, oramai ci avevano provato in mille! O meglio, gli operatori mi avevano detto di averci provato, ma compresi poi che non era affatto vero. Ebbene, pochi minuti dopo la connessione andò a buon fine e potei riutilizzare, da quel giorno, tutti i giorni la connessione ad una velocità perfetta, addirittura migliore rispetto alla velocità con cui andavo in passato! Le chiesi cosa avesse fatto, e lei semplicemente mi rispose che “qualcuno” mi aveva volontariamente bloccato la connessione a internet, al fine di impedirmi di utilizzarla, e che lei semplicemente tolse quel blocco e cliccò su un aggiornamento per potenziarmi la velocità, in quanto la velocità poteva essere potenziata o diminuita solamente cliccando dei bottoni. Il tutto lo fece dalla sua città, dal sud Italia, mentre io mi trovavo al nord, e teoricamente lei non avrebbe dovuto sapere dove abitavo o cosa facevo, eppure lei poteva “spiare” queste informazioni su di me solamente avendo una minima info su di me. 

Quella donna nonché mia studentessa mi spiegò che dietro agli aggiornamenti di internet vi sono soltanto un mucchio di truffe, cioè gli operatori ti dicono che se paghi di più possono aggiornare la tua connessione e renderla migliore, ma in realtà sono gli stessi operatori che prima di telefonarti, per qualche giorno abbassano la velocità della tua connessione e quindi riducono la velocità per cui tu stai già pagando l’abbonamento, e poi qualche giorno dopo ti chiamano chiedendoti di pagare di più per avere una connessione maggiorata, ma che in realtà è la stessa identica connessione che avevi già pagato per anni! Qualcuno bloccò la mia connessione ad internet per dispetto o per altre ragioni, e lei semplicemente tolse quel blocco, e tolse anche i “rallentatori” di velocità che qualcuno aveva messo nella mia linea, restituendomi la velocità di connessione per cui io già stavo pagando da tempo. 

Questo aneddoto ti permette di capire innanzitutto che non c’è bisogno di dare tutti i tuoi dati a chiunque perché possano fare qualcosa: è talmente facile per gli operatori rintracciare i tuoi dati (che tu hai dato o messo in giro anche moltissimi anni prima!) andandoli a pescare anche da altre aziende (per esempio dall’azienda con cui hai firmato il contratto delle utenze luce e gas, oppure con la compagnia telefonica, oppure con il nome con cui hai intestato la tua casa, e via discorrendo) e da quei dati che tu credi di non aver dato all’operatore – ma che troverà facilmente da altre fonti – lui o essi potranno a tua insaputa fare ciò che vogliono. Difatti inizialmente non sapevo chi mi avesse bloccato la connessione internet e da quanto tempo (sebbene poi sia andata ad attaccarlo psichicamente così forte per ricordargli bene che se lui voleva giocare a farmi dispetti, anche io potevo diventare molto dispettosa, facendo sì che se lo ricordasse a vita.) o per quale ragione, ma lo aveva fatto sicuramente rintracciando i miei dati senza che io mi fossi resa conto di averli dati, non a lui, ma ad altre aziende da cui poi lui ha attinto le mie info private. 

La fortuna ha voluto che successivamente conoscessi quella persona che divenne mia studentessa e che si offrì di aiutarmi, scoprendo tutto ciò che c’era dietro quell’apparente guasto alla mia connessione internet che invece nascondeva molto di più. Anche lei, una persona appena conosciuta, a cui apparentemente non diedi altre informazioni sul mio conto se non il mio nome che già conosceva presentandoci, riuscì invece a risalire alla mia abitazione, quindi scoprire dove abitavo, quale fosse la mia casa, scrivendomi il mio indirizzo (e ovviamente prendendoci al volo, alla perfezione) e scegliendo di risolvere un problema “tecnico” sulla mia connessione seppure io non fossi sua cliente e lei non guadagnasse nulla nel risolvere quel problema. In altre parole, non era un’operatrice dell’assistenza che chiamai io per risolvermi il problema, ma era una persona esterna che scelse di sua volontà di ricercare sulla banca-dati le mie info private e accedere alla mia connessione per risolvermi il problema. Questo evento ormai accaduto più di dieci anni fa mi aprì tanto gli occhi e mi permise di rendermi conto che veramente chiunque potrebbe accedere alle nostre info e, per esempio, far guastare gli oggetti tecnologici dentro casa nostra, oppure aggiustarli se volesse… ma di solito queste sono conoscenze che vengono utilizzate più per danneggiarci, che per aiutarci. 

Così, è molto più probabile che un ex o una persona invidiosa si connetta alla nostra rete per guastare le nostre tecnologie per dispetto, e non il contrario. Queste “idee geniali” arrivano più per invidia, che per altruismo. Ad ogni modo, fui molto felice che la mia connessione ad internet fu ristabilita, e mi impegnai molto di più a tenere riservati i miei dati personali. Nonché ciò che insegno a tutti i miei studenti di fare, e che ribadisco più e più volte. Non bisogna essere ingenui, e bisogna capire invece che i nostri dati hanno un immenso valore e possono essere costantemente utilizzati contro di noi anche da chi meno ci aspettiamo. Ci sono occasioni in cui è diventato molto difficile non rivelare i propri dati sensibili, per esempio quando firmi il contratto con le utenze stai dando molti dei tuoi dati che poi non resteranno alla sola azienda di fornitura gas o elettricità o acqua, ma verranno ovviamente resi pubblici a tutti coloro che sapranno un minimo ricercare e ottenere quelle info su di te. Ciononostante ci sono tantissime altre situazioni in cui non è davvero necessario che tu dia i tuoi dati personali, anche se gli operatori, i promoter, o chiunque tu abbia davanti, ti spingeranno a credere che tu sia costretto. Non è così! E quando puoi, è fondamentale che tu scelga sempre di non dare i tuoi dati sensibili. Molte persone, giustamente, intestano le bollette tutte a nome di un singolo di casa, così da evitare di dare i nomi e dati personali di tutti i presenti. Come per esempio tante persone utilizzano la stessa “carta fedeltà” dei supermercati o negozi, intestandole tutte ad un solo componente di famiglia e poi passandosela per utilizzarla in più persone quando ne hanno bisogno. Anche questo è un modo furbo per evitare di dare tutti i dati privati di tutti i familiari. Ancora, molte persone intestano i numeri di cellulare ad una sola persona di casa, sebbene tutte quelle sim non apparterranno a lui ma verranno utilizzate da altri componenti della famiglia. Tutte queste persone ovviamente fanno bene! Tutto ciò vorrebbe essere bloccato dal Governo (e ci sta già provando da tempo!), e ci riuscirebbe definitivamente con il chip sottocutaneo, per far sì di bloccare tutti questi “passaggi” e far sì che ognuno possa utilizzare solo ciò che è a proprio nome; il che significa che arriveremo al punto che un figlio non potrà andare a fare la spesa con i soldi di sua madre, ma prima ci dovrà essere un passaggio di denaro dal chip della madre al chip del figlio, con tanto di causale ben spiegata nel dettaglio, per poi permettere al figlio di andare a fare la spesa per sua madre. 

Questo è soltanto un esempio per comprendere dove il Governo vorrebbe farci arrivare, e che dobbiamo ovviamente evitare. 

Fine pagina 6 su 6. Se hai gradito l’articolo, commenta qui sotto descrivendo le tue sensazioni durante la lettura o la pratica della tecnica proposta.

0 commenti
  • and.gia
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    18:57 13/05/24

    La nostra privacy non esiste più praticamente. Questo che ci hai raccontato ci fa capire come un semplice operatore di un call center qualsiasi può, attraverso pochissimi dati , farsi tutti i fatti tuoi. Mi è venuta in mente una cosa , tempo fa venne a casa dei miei genitori ospite un tizio ex carabiniere se non ricordo male, ricordo che durante una cena fece un discorso strano , molto preciso rivolto ad un argomento in particolare, che guarda caso si trattava di un lavoro che stava svolgendo mio cognato , il quale non ne aveva parlato il con nessuno, questo ci fece supporre che il tizio in questione abbia fatto delle ricerche su mio cognato scoprendo tutti i fatti suoi. Naturalmente quando si tratta di uno spacciatore invecenon sanno mai niente , le loro fonti sono sempre inattendibili. Noto che è molto complicato non dare i propri dati sensibili in giro , perché anche per la minima cosa vengono richiesti.

  • maria-paola
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    16:10 13/05/24

    E' vero, sono anni che spiano le nostre ricerche, è un continuo, ormai non ci faccio più caso. E i Call Center, ne vogliamo parlare!!! Sono diventati estremamente invasivi non se ne può più. Proprio ieri sera alle 23 mi ha chiamato un Call Center da Lesotho, cose da pazzi. Se prendono informazioni su di me mi dispiace per loro, purtroppo per lavoro devo rispondere a tutte le telefonate, quando becco un operatore umano, non la vocina registrata, gentilmente gli dico che sono iscritta al Registro delle Opposizioni, così prego e spero che mi cancellino dai loro database. Per un periodo della mia vita ho lavorato per un Call Center, il periodo più brutto che abbia mai vissuto, quindi mi sono trovata dall'altra parte del telefono. Sò quanto è pesante come lavoro e mi dispiace rispondergli in modo aggressivo, perlomeno a chi è gentile e non insistente. Il problema è che anche se sei iscritto al Registro delle Opposizioni, ora si può anche con i cellulari, non frega più a nessuno. I database dei nostri numeri vengono venduti a società senza scrupoli. Molte volte quando si gira su internet e vuoi magari leggere un articolo, ti appare la tendina del Consenso e ti obbligano a darlo altrimenti non puoi fare niente. Questo consenso è legato proprio ai database, se dai il consenso i tuoi dati, come quelli di Google, vanno a centinaia di Fornitori di database. Io da tempo non acconsento più e sono nettamente diminuite le chiamate, anche se purtroppo ci sono ancora. Noi dobbiamo sottostare alle regole della Privacy con carte su carte, registrando dati sensibili e facendo firmare tutto, loro se ne strafottono della Privacy. Ma non è tutto qui, basta avere il microfono attivo sul cellulare e riescono a carpire la nostra voce anche con il cellulare in Standby, questa è la cosa che mi spaventa di più non poter parlare liberamente perchè ti ascoltano anche quando non lo sai.

  • Dora
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    08:27 13/05/24

    Quanto é vero tutto quello che Angel spiega. In effetti ci siamo abituati a questa situazione in cui troviamo sul telefono non solo quello che abbiamo scritto ma anche quello di cui abbiano chiacchierato o addirittura pensato. Che non é affatto normale e sarebbe bello se le persone iniziassero a ragionarci sopra. Ma in effetti la fanno passare come cosa buona anche questo come per esempio parlando con mia sorella che ha il telefono più moderno ad ogni sua ricerca in cui magari non trova quello che voleva dopo qualche minuto che lei ha pure smesso di cercare si ritrova che il telefono a fatto il lavoro di cercare e di trovare cose simili a quello che lei voleva. E lei ha preso questo come un bene e neanche il fatto che le conversazioni non sono poi così private vedo che non infastidisce nessuno. Anch'io che non ho mai amato dare i miei dati alla fine ho ceduto alle insistenze degli amici che a quei tempi non immaginavo quello che ad oggi so grazie ad Angel. Ma non ho mai smesso di interrogarmi sul importanza della privacy e di come non viene rispettata in nessun modo. Il racconto di Angel con la studentessa operatore fa ben capire come funziona il lavoro dietro e come é diverso da quello che noi sappiamo o immaginiamo parlando di connessione e così via. E questa é solo la superficie quindi in che modo questi dati vengono usati essendo noi stessi pieni di chip a qui si puo accedere.

  • Chiara🌜
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    21:58 12/05/24

    Il livello a cui sono arrivati è raccapricciante, davvero assurdo come ci spiano costantemente; "possono guardare dai nostri occhi e ascoltare dalle nostre orecchie" fa rabbrividire tutto ciò. Pochi anni fa capitava spesso che la connessione a internet non funzionasse quando chiamavamo i call center riuscivano a vedere qualsiasi cosa solo dando il nome di chi aveva fatto l'abbonamento riuscendo a vedere quanti dispositivi sono collegati o quante lucine del modem sono accese, quale spegnere e quale accendere; siccome mio fratello li tartassò di domande e telefonate alla fine confessarono che la connessione era appositamente rallentata, che c'erano dei blocchi e limitazioni messi lì apposta, riuscì a farli togliere ma non del tutto. Scelgono loro quando e come abbassarti la connessione. Già tu che sei "proprietario" del modem potresti guardare la cronologia di ogni singolo dispositivo che si è connesso a quella wi-fi e puoi decidere di buttare fuori per tutto il tempo che desideri un determinato dispositivo; figuriamoci quello che possono fare chi è il reale proprietario, chi c'è dietro, le informazioni a cui possono accedere e alle azioni che possono fare tramite il modem/wi-fi. Riescono a prendere le informazioni attraverso le ricerche che facciamo su internet e riescono a modificarci la vita, il corpo e la mente.

  • L'Aura
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    19:40 12/05/24

    Un altto capitolo che ci riguarda da vicino e che dimostra ampiamente il grado di antiprivacy a cui siamo arrivati, nonché al grado di potere che il governo esercita nei nostri confronti. Sapere questo ci deve anche spingere ad intraprendere azioni per proteggerci, difenderci e cambiare realmente le cose, come Angel ha fatto attaccando quegli operatori dispettosi e ladri che le hanno bloccato la connessione! Lei ci insegna come possiamo riprenderci il potere sulle nostre vite, in maniera più che giusta, agendo con astuzia e forza. Nessun'altro al di fuori di lei ci insegna questo e tutto ciò fa comprendere il grado di addormentamento a cui siamo arrivati e il grado di risveglio che Angel ha raggiunto e al quale vuole condurci. Grazie!

  • alex2406
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    19:32 12/05/24

    Purtroppo è verissimo, con gli anni la nostra privacy è diminuita sempre di più, e ad oggi è praticamente inesistente. Per questo, quando possibile, dobbiamo cercare di rendere la vita più difficile al Governo e agli operatori, evitando di rivelare a destra e a manca i dati sensibili. Mi è piaciuto moltissimo il paragone tra i banner pubblicitari e il venditore di caffè, trovo infatti che la similitudine sia perfetta. Per quanto riguarda invece l'aneddoto sulla connessione internet, oltre a farci capire come la nostra privacy non esista, ci fa anche capire come veniamo letteralmente truffati ogni giorno. Personalmente ho avuto problemi di connessione da sempre, e ogni volta che abbiamo cambiato contratto e/o gestore siamo stati ingannati. Nonostante ci venissero fatte un sacco promesse, alla fine internet dopo un paio di giorni tornava sempre a funzionare male, e nonostante l'aumento dei costi la velocità non è mai aumentata. Ora capisco il perché...

  • gilberto
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    18:54 10/05/24

    Google, YouTube (stessa compagnia) hanno tutti i nostri dati, e se fai acquisti online, anche quelli della tua banca. Ovviamente c'è la privacy, e sei sicuro che i tuoi dati non verranno mai diffusi, né usati. Se ancora c'è qualcuno che ci crede, significa che non sono l'ultimo degli ingenui come ho sempre pensato. Tutto vero, come chiaramente dice Angel, hanno tutti i nostri dati. Poi se li passano tra di loro, quando non se li passano, li rubano, c'è chi li compra, chi li vende e via discorrendo. Chiunque può avere i dati di chiunque, basta pagare, o se sei esperto di informatica, te li prendi da solo; le compagnie enormi come Microsoft, Apple, e le altre invece li hanno automaticamente, anche perché glieli forniamo noi. Ti chiedono di depositare i dati della tua carta di credito per sicurezza; lo fai, egliel'hai consegnata. Non la useranno, ma qualcun altro può prendersi quei dati e usarli, e azzerarti il conto in banca. Lasciamo perdere, è meglio. Il discorso di Internet è capitato anche a me, ma loro hanno tutti i miei dati (da contratto), persino il passaporto. Perché il passaporto? Perché è venuto un tecnico, mi ha chiesto il passaporto, mi ha spiegato che è la prassi, in quanto sono uno straniero (vero, falso, che ne so). Se non glielo avessi dato, se ne sarebbe andato, e via così. Conosci la legge estone? Io no, perciò o mi fido o niente. Comunque, poco più di un mese fa, Internet ha cominciato a disconnettersi, non c'era segnale, andava veniva, una rottura di scatole mai vista, ma ovviamente dovevo pagare lo stesso. Anch'io li contattai varie volte. Rispondevano che andava tutto bne. No che non va tutto bene, si disconnette troppe volte durante la giornata. Mi dissero che era questione di velocità, io avevo scelto il pacchetto "leggero", ovvero meno costoso, era normale. Dissi loro che era sempre andato bene. Non fregava niente a nessuno. allora decisi di prendere il pacchetto leggermente più veloce, pagandopochi euro in più al mese, che però per me sono soldi. Lo comunicai, e chiesi se dovevo fare qualcosa. Mi dissero di no, e che stavano provvedendo. Mentre comunicavano con me, aumentarono la velocità della mia connessione, e in più mi dicevano quello che stava accadendo in casa mia, il cellulare sta ricevendo, il computer no. Ah, adesso anche il computer funziona, bene, tutto a posto, buonasera! La connessione adesso funziona. Cosa dire? Niente, siamo nelle mani loro, se smetti di pagare, ti tolgono la connessione, e non hanno bisogno di venire a casa. Da remoto, click, e non c'è più connessione. Questo per tutto; se lasceremo fare, sarà tutto digitale, click, e bloccano tutto, anche il tuo cuore se vogliono, o il tuo cervello. Prima di iniziare il percorso con ACD, ero veramente confuso, in parte sapevo queste cose, ma solo a livello molto superficiale, ma adesso non solo riesco ad avere informazioni dettagliate, ma anche la soluzione, che ovviamente dipenderà da me. Meglio avere una soluzione su cui devo lavorare tutti i giorni che non averne nessuna. Grazie Angel!

  • Dharani Tara
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    08:24 10/05/24

    Purtroppo questo che racconti succede a tantissimi di noi, siamo tutti stati spiati dalle ricerche, da ciò che diciamo al cellulare, arrivando ad essere spiati anche nella mente. Un amica, che non pratica, se n'è accorta pure lei di come le leggano il pensiero. Sono già arrivati ad un punto che è davvero inquietante perchè questa privacy che tanto millantano di voler preservare, non esiste ormai più da tanti anni: i tuoi dati sono un prodotto molto desiderato dalle aziende e dal governo e della tua privacy non gliene frega proprio niente a nessuno! Già la situazione è molto negativa e anche solo pensare al controllo che potranno avere sulla popolazione con i chip sottocutanei fa rabbrividire. "Per il nostro bene" stanno già pensando a farmaci con la tecnologia dei CHIP (come se già non esistessero!) che rilasciano nel corpo determinate sostanze secondo una specie di protocollo personalizzato e questo lo stanno dicendo pubblicamente!

  • Pierpo
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    19:58 07/05/24

    Mi è capitato una miriade di volte di cercare una cosa sul web e poi vedermi spuntare il banner pubblicitario in altri siti. E questo praticamente è il livello più basso di anti-privacy. È vero anche che dobbiamo stare attenti a chi diamo le nostre informazioni. Alcune volte ci viene chiesto anche quanti siamo in famiglia, che lavoro fanno ecc ecc senza un apparente reale motivo. La verità è che quelle informazioni servono ad ampliare le nostre PRIVATE informazioni e renderle pubbliche anche ad altri terzi.

  • tyler_durden
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    22:25 06/05/24

    Grazie a chi con la pratica ha evitato il chip sottocutaneo di cui già si parlava 15 anni fa. La privacy praticamente non esiste più in parte perché noi stessi forniamo nostre informazioni e foto sui social e in parte perché qualunque sito chiede informazioni personali anche per futili e inutili motivi. Anni fa gli operatori spiavano solo la cronologia internet e quello che cercavi ti appariva di continuo su internet ma ora per colpa di chip e nanotech spiano anche i nostri pensieri ed è chiaro che una cosa pensata pochi minuti prima anche senza averla detta a nessuno poi quella specifica cosa ti compare sui social o internet. Non mi meraviglio che quella studentessa che lavorava per una compagnia telefonica sia riuscita subito a ripristinare la connessione e potenziarla, infatti tutti i miglioramenti e aggiornamenti che ci propongono sono solo cazzate.

  • sssnoop
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    23:11 25/04/24

    Le strategie di spionaggio mascherate da marketing sono innumerevoli. Telefoni e computer analizzano le nostre ricerche, poi i nostri discorsi, quasi sicuramente analizzano come muoviamo gli occhi in certi siti per “indovinare” cosa guardiamo e che magari poi non clicchiamo. Dopo queste analisi ci propongono quello che cercavamo o che forse avremmo cercato. Senza parlare dei microfoni che ascoltano costantemente tutto ciò che diciamo, ascoltano e registrano per mischiarlo con quello che cerchiamo e continuare ad assediarci di pensieri che magari inizialmente erano nostri, ma poi diventano invasioni mentali.

  • Alessio
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    00:40 22/04/24

    Mi ero reso conto un po' di tempo fa, facendolo notare alla mia compagna, che ogni microfono è una spia perennemente accesa. In quella circostanza stavamo parlando, non avevo effettuato ricerche sul telefono, di 2 argomenti: che volevamo andare in vacanza in Croazia e che avevamo appuntamento dal dentista. Da quel momento per molto tempo ogni pubblicità era "turismo dentale in Croazia". E questo è solo un esempio. In questi giorni mi sto togliendo da tutti i social sebbene non sia uno che pubblica foto o che ama sbandierare il suo nome su Internet. Per fortuna sono anche riuscito a convincere la mia compagna ad eliminare un marchingegno infernale iperinvasivo da casa: Alexa!!!! Concludo raccontando brevemente la mia giornata di oggi. Come ogni domenica abbiamo cercato un posto isolato nella natura dove non fosse segnale e ci siamo resi conto fisicamente di come in certi luoghi la mente si calmi e sparisca ogni chiacchiericcio mentale. Come rimetti piede nella "civiltà" torni ad avere una radio in testa.

  • Antoine
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    20:54 18/04/24

    Articolo molto interessante, ero super concentrato mentre leggevo. È veramente uno schifo il livello di anti-privacy cui siamo sottoposti. Ormai con i nostri dati possono fare qualunque cosa senza nemmeno chiederci consenso. Si passano i dati tra di loro e si sentono in diritto di sfruttarli per i loro porci comodi come se i nostri dati sensibili fossero di loro proprietà. La privacy va protetta, ma prima bisogna comprenderne il valore altrimenti la si sminuirà pensando che non è tanto grave se spiano la nostra cronologia o ci bombardano di banner che pubblicizzano prodotti che abbiamo cercato in rete. Si penserà che sarà una casualità o comunque nulla di grave. Reputo dunque importante che venga sensibilizzato il concetto di privacy, ad oggi sempre più difficile da mantenere. Per fortuna in questo Percorso ci viene insegnato il valore della protezione alla propria privacy. Anche a me è successo di contattare operatori che mi facessero sentire scemo perché loro sostenevano che non ci fossero problemi con la mia linea, mentre io li contattavo perché quello era il problema e di certo non me lo ero inventato. Ho dovuto insistere tanto per fargli muovere il culo nel decidersi di risolvermi il problema. Molto interessante l'esperienza raccontata sul modem. Sono contento che quel pezzo di merda abbia ottenuto ciò che si meritava. D'altronde questo succede quando si gioca col fuoco. In questo caso il fuoco si chiama Angel Jeanne!

  • Cosmic Feather
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    20:41 18/04/24

    Molto interessante il discorso sulla telepatia artificiale, ovvero come i computer siano in grado di spiare i nostri pensieri attraverso le nanotech che abbiamo nel cervello. Pensavo pure io prorpio al fatto che il livello di anti-privacy che abbiamo raggiunto ha superato ogni limite, passando dal "semplice" spionaggio della nostra cronologia alla lettura del pensiero attraverso la telepatia artificiale. Dunque, pure ciò che pensiamo viene spiato e usato contro di noi come nel caso sopra citato delle pillole dimagranti. È stato molto interessante leggere l'esperienza del modem Wi-Fi che la studentessa ha "riparato" a distanza togliendo il blocco che qualche pezzo di cacca aveva messo appositamente per bloccare e rallentare la linea ad Angel. Quanto ho goduto quando ho letto che chiunque sia stato ha preso le botte psichiche. Questo documento ci fa comprendere come ad oggigiorno la privacy non esista più e sia difficile da mantenere, ma ciò non significa che dobbiamo regalare i nostri dati in giro perché "tanto ormai...". È chiaro che bisogna sempre cercare di ridurre il danno ove possibile.

  • andreaaaa
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    15:41 14/04/24

    È pazzesco come il mondo sia così controllato non c'è privacy e succedono tante cose raccapriccianti evidentemente manipolate.